La storia dell'abbazia

LA STORIA DEI CENOBI BENEDETTINI IN TERRA AMBROSIANA

La terra ambrosiana, è stata da sempre una terra eminentemente monastica e i cenobi  che nei secoli sono fioriti in questa terra, hanno sempre influito sulla vita religiosa della diocesi . San Martino, che possiamo considerare il primo apostolo della vita monastica in Occidente, nel 356, come ci racconta Sulpicio Severo nella Vita S. Martini, fondò a Milano un monastero , dal quale però venne cacciato ben presto dal vescovo ariano Aussenzio. Anche sant’Ambrogio, come ci ricorda sant’Agostino nelle Confessioni, erige a Milano un monastero.

Anche la vita monastica attuata dai monaci benedettini olivetani non è nuova in diocesi. Proprio in un ben determinato periodo storico sulla fine del XIV secolo quando l’ordine benedettino era travagliato da una generale 

decadenza e solo due istituzioni godevano ancora di grande stima per la loro austera osservanza (la Certosa e Monte Oliveto), un nobile milanese, Balzarino Pusterla, visitando come raccontano le antiche cronache olivetane 

 Monte Oliveto Maggiore, fu preso da tale ammirazione per la vita santa di quei monaci che desiderò portarli nella sua terra. Fece costruire a proprie spese un monastero a Baggio e nel 1400 lo donò ai monaci oliveta

ni. Nel nuovo monastero, i monaci conducevano una vita di assidua preghiera, di silenzio perfetto, nell’adempimento dei lavori manuali cui attendevano per essere veri monaci come vuole la Regola di san Benedetto. Questo tenore di vita, impressionò profondamente i milanesi tanto che l’anno dopo, il nobile legista Nicolò Sommariva, fratello del cardinale Angelo, lascia per testamento che si costruisca con i suoi beni un monastero a Villanova Lodigiano. L’osservanza olivetana, dura nel monastero di Baggio almeno fino ai tempi di San Carlo. Lo storico olivetano del secolo XVIII, don Michelangelo Belforti, narra che il grande arcivescovo di Milano, si recava sovente e volentieri a Baggio, partecipando con gioia ai devoti esercizi dei monaci. Da qui i monaci si diffusero in tutta la regione, costituendo la provincia lombarda  che contò ben 15 monasteri.  Per limitarci alla diocesi dobbiamo ricordare il monastero di S. Maria Incoronata a Nerviano , fondato per gli olivetani dal conte Ugolino Crivelli nel 1468; il monastero di  san Vittore annesso alla basilica Porziana ceduto agli stessi monaci nel 1507 per desiderio dell’abate commendatario Giovanni Andrea Gallarati, col consenso di papa Giulio II; il monastero di Civate con le due basiliche di san Calogero e san Pietro, affidate ai monaci nel 1556 per desiderio del piissimo commendatario Nicolò Sfondrati, che nel 1590 diverrà papa col nome di Gregorio XIV; infine, il monastero di Viboldone già degli Umiliati ma soppressi questi ultimi nel 1571 ad opera di papa Pio V, nel 1592 fu dall’abate commendatario Giovanni Angelo Arcinboldi, dato agli olivetani. Su questo drappello di cenobi, architettonicamente ben strutturati e animati da comunità adeguate alle risorse consentite dalle leggi del tempo, si abbatterono le soppressioni  del governo illuminato di Maria Teresa d’Austria prima e poi quelle fatali della rivoluzione francese importata in Italia dagli eserciti napoleonici. Dopo questi fatti, per quasi un secolo, i monaci di Monte Oliveto non avranno più una sede nella diocesi di Milano.

LA STORIA DELL’ABBAZIA

La fondazione dell’abbazia,  è legata ad un periodo singolarmente fecondo per la vita religiosa di Seregno. In questa grossa borgata della Brianza, aveva fissato la sua sede nel 1868, dopo tormentate vicende, il patriarca titolare di Alessandria d’Egitto Mons. Paolo Angelo Ballerini. Egli ebbe grande parte nella fondazione dell’abbazia. Tra le sue opere, si deve annoverare la fondazione a Seregno, di un monastero di Benedettine del SS.mo Sacramento nel 1881. Fu proprio la priora, Madre Maria della Croce, che recatasi a Settignano, per raccomandare un giovane all’abate visitatore degli olivetani, don Camillo Seriolo, lo invitò a venire a Seregno per fondarvi una casa.  L’abate Seriolo, governava praticamente la Congregazione dacchè l’abate generale Mons. Placido Maria Schiaffino, era trattenuto a Roma da importanti responsabilità in curia: poco dopo nel 1855 Leone XIII lo avrebbe creato cardinale.  L’abate Seriolo, comprese subito che l’invito era provvidenziale. Quando nell’agosto del 1884, per la prima volta, un monaco benedettino della Congregazione di Monte Oliveto, il genovese Don Mauro Parodi, giunse a Seregno per porre le basi di quello che sarebbe ben presto diventato il monastero di San Benedetto, in realtà si trattò di un ritorno.

Don Mauro Parodi e i suoi primi collaboratori, a Seregno, dovettero cominciare tutto ex novo; il passato poteva soltanto costituire una tradizione alla quale richiamarsi per trovare coraggio nel nuovo e non facile cammino. Dopo alcuni anni vissuti nell’ Oratorio San Rocco, i pochi monaci poterono ritirarsi in una zona appartata a sud-est del borgo, acquistando un terreno sul quale avviarono la costruzione del monastero.

Nel 1892 il patriarca  Ballerini, potè benedire la prima pietra della nuova chiesa, progettata dall’ingegnere Cesare Formenti, amico e benefattore dei monaci. Il 23 ottobre 1895 la chiesa fu consacrata dal beato cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano.

Intanto la comunità monastica aveva ottenuto il riconoscimento canonico: don Mauro Parodi ne divenne il primo priore e più tardi, il 5 giugno 1897, il primo abate. Dalla Brianza alcuni giovani avevano chiesto di entrare nel nuovo monastero: taluni come oblati regolari viventi in comunità, altri per intraprendervi il curriculum monastico vero e proprio.  Il monastero divenne in seguito casa di studio per i giovani che si preparavano alla professione monastica e al sacerdozio, sotto la guida sapientissima dello stesso patriarca Ballerini. Successivamente, il monastero, ospitò i novizi austriaci dell’Abbazia olivetana di Tanzenberg, nella Carinzia. Dopo circa un secolo di silenzio riprendeva in terra lombarda la gloriosa tradizione dei monaci di Monte Oliveto, benché in una sede diversa dalle precedenti e con compiti e prospettive che non potevano non tener conto delle nuove necessità della Chiesa e della società. Un altro fatto che dette importanza al monastero, fu l’elezione di don Mauro Parodi ad abate generale come successore di don Ildebrando Polliuti. A Monte Oliveto in quel periodo, il cenobio era in via di ricostruzione e l’abate generale non potè risidervi. Così dal 1917 al 1928, il monastero di Seregno divenne sede dell’abate generale. Il 10 agosto 1928 l’abate Parodi morì e gli successe don Stanislao M. Cazzaniga morto nel 1947. Figlio della Brianza, don Stanislao, dedicò tutte le sue cure alla chiesa abbaziale che ampliò annettendovi l’ampia cripta e arricchì di pitture affidate al Magistretti e al Riva. Quanto abbiamo fin qui detto, non è che una parte secondaria della storia dell’abbazia di Seregno. Ciò che le da un volto specifico e ne costituisce la ragion d’essere, è che essa è una casa dove si cerca Dio nel silenzio, nella preghiera, nello studio e nel lavoro. Nel silenzio che è un tacere agli uomini per ascoltare e parlare con Dio; nella preghiera che accompagna il monaco per tutta la giornata ed in modo particolare quando più volte è chiamato in coro per cantare le lodi al Signore, trovando nelle melodie gregoriane e nel culto liturgico l’espressione più ecclesiale della propria fede; casa di studio perché il monaco per attendere alla lectio divina come prescrive la Regola, deve essere istruito; infine casa di lavoro manuale, è quanto fanno i monaci per provvedere alla loro vita ma anche perché, conservando il loro monastero, conservano la loro unione a Cristo.