Apiario

Si può dire che l’apicoltura esista da sempre, e dovunque. Le prime tracce di raccolta del miele da parte dell’uomo, risalgono alla fine del paleolitico inizio del neolitico, circa 12000 anni fa. A Creta gli scavi archeologici hanno portato alla luce arnie che risalgono a 3400 anni a. C. Virgilio e Plinio il Vecchio confermano che lo sviluppo dell’apicoltura continuò durante l’Impero romano.

Nell’antico Egitto il miele figura tra le offerte dei templi reali. Dolci e vasi di miele del medio Impero sono stati ritrovati in tombe private della XI dinastia.

Anche le mitologie induista e nordica fanno riferimento al miele e alle api, come pure le tre grandi religioni (ebraica, cristiana, islamica).Nella tradizione islamica sufi, si medita davanti alle arnie sacre e si pone una goccia di miele sotto la lingua del defunto per facilitare il suo viaggio. Delle api il teologo musulmano, al-Ghazali, fa questa descrizione: “ Guarda le api! Come Dio rivelò loro di prendere le montagne a dimora; come estrae dalla loro saliva la cera e il miele, facendo lampada dell’una e guarigione dell’altro. Poi, se mediti su ciò che di meraviglioso c’è nel loro ricorso ai fiori, nella loro preservazione dalle impurità, nell’obbedienza a un capo che è fisicamente più grande e che è il loro principe; se pensi a quale giustizia ed equità Dio mette in quel principe, al punto che esso sopprime, all’entrata nell’arnia, tutte le api che si siano posate sull’impurità, ne sarai fortemente meravigliato”.

Nella descrizione del paradiso promesso ai devoti , fatta dal Corano, si vedono “fiumi di latte dal sapore intatto, fiumi di vino, delizioso per chi lo beve, fiumi di miele purissimo”. Questa immagine si ritrova anche nella religione ebraica, per la quale, i quattro grandi fiumi del paradiso sono diventati “ fiumi di miele, di latte, di olio e di vino”, e anche nella descrizione della Terra promessa “ dove scorrono il latte e il miele”. E in ultimo, non possiamo dimenticare il Cantico dei cantici: “ Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua”.

Da quanto detto, non stupisce che fra le varie produzioni artigianali che si possono ritrovare nei monasteri benedettini, vi sia anche quella del miele. Nel nostro monastero, esiste una lunga tradizione apiaria. Agli inizi del 1900 infatti, risalgono i primi arnie posizionate sui terreni dell’abbazia il cui continuatore in tempi più recenti, è stato il nostro confratello dom Francesco Colzani, (+ 2012) conosciuto a Seregno per la sua passione nello svolgere il suo lavoro all’interno dell’apiario. Dopo la sua morte avvenuta qualche anno fa, la produzione del miele si è dovuta interrompere anche se nel nostro botteghino, fra i tanti prodotti si ritrovano comunque molte varietà di miele di ottima qualità, prodotto in Italia da aziende con cui l’abbazia ha rapporti da molto tempo e grazie alle quali, possiamo garantire la genuinità del prodotto.

Il lavoro che si svolge all’interno del laboratorio, è sostanzialmente quello di invasettamento ed etichettatura del prodotto continuando in questo modo, anche se in parte, l’eredità lasciataci da dom Francesco.

Una curiosità che potrà interessare riguarda il protettore degli apicoltori che è sant’Ambrogio, molto conosciuto nella nostra regione, per essere patrono di Milano.

La leggenda vuole infatti che il piccolo Ambrogio appena nato, mentre dormiva nella culla, venne assalito da uno sciame di api, che si avvicinò al suo volto: alcune di esse entrarono ed uscirono dalla bocca socchiusa senza recare danno al lattante, ma anzi depositando del miele, come segno della sua futura saggezza.